Gli stili cognitivi
Con il concetto di stile cognitivo, introdotto per la prima volta da Allport nel 1937, si fa riferimento a un modo prevalente adottato dal soggetto e del tutto personale di elaborare le nuove informazioni, il quale permane nel tempo e viene generalizzato a compiti diversi (Boscolo, 1981). La ricerca sugli stili cognitivi è stata sviluppata intorno al 1940 e in seguito si è ampliata coinvolgendo i diversi ambiti teorici, come la psicologia dello sviluppo e le teorie dell'intelligenza. Nel corso degli anni, in particolare negli anni '60 e '70, si sono moltiplicati gli studi volti a identificare i differenti stili cognitivi: la loro classificazione risulta fondamentale nella formulazione delle diagnosi, che permettono di non esprimere giudizi di valore sulla persona come nel caso delle abilità, in base alle quali i soggetti valutati vengono classificati in modo positivo o negativo. Avendo come scopo quello di creare un sistema di classificazione unitario, sono stati ideati differenti modelli di interpretazione e di classificazione. Il più articolato e completo è il modello di Miller, che è stato elaborato nel 1987. Tale modello si rivolge agli stili incentrati sull'attività cognitiva e si fonda sulla considerazione delle strategie "preferite" dalle persone nell'elaborazione dell'informazione secondo l'approccio classico dello Human Information Processing (HIP). Miller ha suddiviso l'attività cognitiva in tre processi principali: la percezione, la memoria e il pensiero. Al loro interno ha identificato dei sotto-processi che possono essere interpretati come differenti stili cognitivi: si hanno lo stile cognitivo globale vs. analitico; lo stile cognitivo dipendente dal campo vs. indipendente dal campo; lo stile cognitivo verbale vs. visivo; lo stile cognitivo divergente vs. convergente; lo stile cognitivo sistematico vs. intuitivo, e infine, lo stile cognitivo impulsivo vs. riflessivo.
In questo articolo ci soffermeremo sullo stile cognitivo globale vs. analitico.
Riconoscimento percettivo: lo stile globale vs. analitico
Miller sostiene che queste due modalità di riconoscimento siano in grado di spiegare il confronto tra l'input in entrata e la conoscenza posseduta in memoria dalla persona: le differenze tra i due stili sono molteplici. Da una parte, lo stile globale processa l'informazione "dal tutto alle parti". Tramite questo stile le persone rappresentano l'informazione nella sua totalità, ricorrendo successivamente a delle inferenze; chi adotta questo stile è in grado di creare connessioni concettuali tra i diversi oggetti di studio e di collegare velocemente la teoria alla pratica. Tale strategia opera un confronto tra l'oggetto percepito nel suo insieme e la rappresentazione prototipica posseduta in memoria. Durante l'esecuzione di un compito, la persona è portata ad avere una visione globale del materiale necessario e a muovere successivamente verso il particolare; lo scopo consiste nel creare un quadro d'insieme di tutti gli argomenti presentati.
Dall'altra parte, lo stile analitico porta le persone a processare le informazioni secondo la sequenza "dalle parti al tutto", analizzando lo stimolo nelle sue singole componenti: prima di creare connessioni concettuali, chi utilizza questa modalità è spinto ad esaminare un elemento alla volta, ad analizzare separatamente la teoria e la pratica ed a focalizzarsi su un singolo compito. La strategia analitica coinvolge un processo specializzato ad evidenziare le differenze tra le caratteristiche dell'oggetto percepito e la rappresentazione in memoria. Chi adotta tale stile parte dai dettagli per costruire il quadro più ampio: ad esempio, durante lo studio, il soggetto si focalizza sui singoli concetti e solo dopo li collega in un quadro generale di riferimento.
Lo stile globale vs. analitico emergerebbe prevalentemente in differenze del riconoscimento percettivo; interesserebbe anche i processi di memoria, dal momento che la modalità di elaborazione percettiva influisce sul successivo recupero dell'informazione. Per capire se un individuo è prevalentemente globale o analitico, possono essere utilizzati degli esercizi molto semplici, i quali potrebbero aiutare gli insegnanti ad analizzare le differenze tra gli alunni e a "rinforzare" le polarità cognitive che sono state adottate meno dai bambini.
When you subscribe to the blog, we will send you an e-mail when there are new updates on the site so you wouldn't miss them.