Di Ugo su Lunedì, 31 Maggio 2021
Categoria: Autismo

Mio figlio non mangia niente, è possibile fare qualcosa?

La selettività alimentare è molto frequente nei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico. Si stima, infatti, che il 60-70% di bambini con ASD presentino problemi di selettività.

Ma cosa vuol dire "selettività alimentare"?
I bambini selettivi possono opporsi o rifiutarsi di provare nuovi cibi, limitare le loro scelte alimentari a causa di diversi fattori come la consistenza, il gusto, l
'olfatto, la temperatura, l'aspetto, la presentazione (come il cibo è posto nel piatto), la marca del cibo (Ranjan, S., & Nasser, J. A., 2015), possono mangiare solo in alcuni luoghi, selezionare i cibi in base a colore, consistenza, accettare il cibo solo se presentato in specifici contenitori, ecc.


Per tutti questi motivi il momento del pasto può assumere una particolare importanza, in quanto potrebbe far scaturire numerosi comportamenti disfunzionali (rifiuto del cibo, esplusione del cibo, comportamenti aggressivi, fuga da tavola, ecc.)

Ma torniamo alla domanda principale… possibile fare qualcosa?": SÌ.

Innanzitutto, l'intervento sulla selettività alimentare deve essere altamente individualizzato e cucito sulla base delle caratteristiche del bambino: deve coinvolgere fattori sensoriali e cognitivi, è parte del percorso psicoeducativo e ne propone gli stessi principi.

In secondo luogo, l'intervento deve coinvolgere la famiglia durante l'intera durata: i genitori vanno infatti supportati e affiancati durante il percorso, vanno fornite strategie, aiuti e consigli pratici.


Cosa prevede il trattamento?

  1. Intervista con i genitori per costruire la storia alimentare del bambino, per raccogliere le sue preferenze alimentari e i cibi non graditi/rifiutati, per raccogliere informazioni circa le ruotine dei pasti e per chiedere ai genitori quali sono gli esiti che si aspettano dall'intervento.
  2. Osservazioni dirette del comportamento del bambino durante i pasti.
  3. Conoscenza operatore-bambino: è necessario creare una relazione positiva con l'operatore che accompagnerà il bambino nel corso dell'intervento. Non si dovrebbe iniziare subito con l'assaggio del cibo, altrimenti si potrebbe peggiorare la situazione. Sono previsti alcuni incontri per costruire una relazione positiva attraverso giochi sensoriali che non coinvolgono il cibo, attività parallele di lavoro sulla flessibilità cognitiva, attività strutturate, giochi.
  4. Fasi di assaggio.
  5. Strategie ed interventi diretti durante il pasto (sfumatura della quantità, della consistenza, del bolo, mischiare cibi nuovi ai preferiti ecc.) o al di fuori di esso (analisi funzionale, diario alimentare, tecniche comportamentali di rinforzo, storie sociali, patti educativi, token economy, utilizzo di materiale visivo, ecc.): tali strategie verranno scelte sulla base delle caratteristiche del bambino.
  6. Osservazione e supporto alla famiglia.

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