Di Ugo su Lunedì, 15 Gennaio 2018
Categoria: Scuola

Nota: “L’alunno è troppo distratto”

Dott. Jacopo Lorenzetti - 

Le note sul registro possono diventare, talvolta, un'arte. 

"Comportamento poco da gentiluomo" resta una delle preferite incontrate nella mia carriera di specialista (1° media). Trovo anche interessante la diversità di reazioni che una nota sul diario può suscitare nello studente: c'è quello che la nega, quello che se ne vanta, quello che piange. C'è quello che la nasconde abilmente, anche per giorni, mesi, anni. E poi il giorno del diploma, colpito dal senso di colpa maturato con la maggiore età, esplode e confessa la verità.
C'è quello che tenta di esporre l'accaduto alla mamma sfoggiando grandi abilità narrative ed intrecci degni di Stephen King, tutto per dire che "alla fine, mamma, la mano che ha lanciato il panino contro la lavagna, anche se lo sembrava, non era la mia".
Io stesso ricordo una nota presa nell'ora di musica: "Lorenzo disturba". Al che, tronfio (e consapevole di chiamarmi Jacopo), la presentai a mia madre: "Hai visto, mamma? Ho un compagno chiamato Lorenzo che disturba". E lei: "Non hai nessun compagno chiamato Lorenzo. Fai correggere la nota dalla tua professoressa e comportati meglio".
Vorrei però coinvolgere chi ha l'occasione di leggermi, in un'importante riflessione sul linguaggio utilizzato in queste note. La ricerca sui disturbi del comportamento e dell'attenzione come l'ADHD, ci dice che determinati tipi di rimproveri possono diventare addirittura degli incoraggiamenti. Genitori e insegnanti lo sanno bene, quando inizia quel circolo vizioso per cui ogni nota sul comportamento disturbante diventa una "tacca" nel curriculum dell'alunno iperattivo. E ne forma anche l'identità, diventando un'etichetta da cui è difficile liberarsi, incoraggiando il comportamento disturbante: "Io sono uno che disturba. E' anche scritto qui".
Un altro esempio: l'alunno che si distrae. Si consiglia di evitare il giudizio di "alunno distratto/bella addormentata/sognatore": alcune tipologie di persone, non necessariamente con ADHD, hanno difficoltà di attenzione oppure lievi forme di iperattività, per cui faticano a mantenere la concentrazione e sentono il bisogno di rivolgere la loro energia altrove. Anche solo temporaneamente.
Per questo motivo nascono oggetti antistress, penne da dondolare o fidget spinner (di cui ho già parlato ampiamente in una newsletter di qualche mese fa): alcuni alunni devono per forza distrarsi. Che fare, dunque? Se l'insegnante sa che il suo alunno ha difficoltà di questo tipo, consigliamo di evitare di punire comportamenti disattenti (a meno che non siano disturbanti), in quanto rappresentano, in verità, una strategia di gestione dell'ansia, che se "punita" può far nascere il bisogno allo studente di interromperla e di ricorrere a strategie ben peggiori e più disturbanti.
Che linguaggio usare, quindi, nelle note? Evitare i divieti. Spronare il comportamento positivo.
"Interrompe gli altri e parla senza alzare la mano" può diventare un "Cerca di alzare più spesso la mano quando vuoi partecipare".
Cambia poco dal punto di vista semantico, ma moltissimo da quello psicologico. E costa così poco.