Di Ugo su Domenica, 08 Maggio 2022
Categoria: Altro

Disturbo Oppositivo Provocatorio

Quali strategie per non farlo diventare tutti giorni una sfida continua?

Il disturbo oppositivo provocatorio si mostra attraverso comportamenti negativistici, oppositivi ed ostili quali persistente caparbietà, scarsa disponibilità al compromesso, resistenza alle direttive, deliberate messe alla prova sfidando l'adulto e comportamenti di disturbo o aggressioni verbali verso gli altri, accusati di aver commesso comportamenti scorretti messi in atto da lui; questo causa problemi di adattamento in più contesti sociali. Mettono in atto spesso comportamenti di bullismo e ridono se sgridati. I sintomi devono persistere per almeno 6 mesi, solitamente emergono intorno ai 6 anni. 


Vi devono essere 4 o più dei seguenti criteri:

Prevalgono emozioni quali collera, irritazione unitamente a comportamenti di polemica e sfida. Tali sintomi devono presentarsi nell'interagire con almeno una persona diversa da un fratello e sono, spesso, parte di modalità di interazione problematiche con gli altri.
Non vi è un'unica causa ma possono esservi alcuni fattori di rischio: familiarità per il disturbo; contesto socio-culturale e familiare trascurante, instabile o abusante (fisicamente e/o psicologicamente); disciplina particolarmente severa o troppo permissiva o incoerente; storia di malattie psichiatriche in famiglia; assenza di stimoli; mancata supervisione; cambiamenti stressanti; elevata reattività emozionale; scarsa tolleranza alla frustrazione. A scuola, i continui rimproveri dalle insegnanti e l'isolamento dei compagni possono nuocere all'autostima del bambino, che attua delle strategie di difesa per non farsi ferire.
In caso di gravità, si consiglia la richiesta di una psicoterapia cognitivo-comportamentale individuale, rivolta al bambino, basata sulla presa in visione degli antecedenti alle risposte aggressive (cosa accade prima) e sul potenziamento dei comportamenti adatti alla gestione della rabbia e per acquisire competenze relazionali e di problem solving. L'aggressività non è di per sé dettata dagli eventi ma piuttosto dal modo in cui vengono percepiti: con la terapia al bambino vengono insegnate nuove modalità per gestire le situazioni, esplorando sia i pensieri attribuiti a tali eventi sia nuove possibilità di azione e reazione per imparare ad usarle successivamente da solo. Dando enfasi alla relazione, il bambino può riuscire a eliminare l'immagine globale che ha di sé come "cattivo", rivalutando quindi anche i suoi comportamenti. Un altro metodo è il role-playing, che gli permette di mettere in atto le sue strategie appena apprese durante la terapia e di imparare abilità sociali. Importante è il coinvolgimento dei familiari attraverso il parent training, per acquisire strategie utili e più adeguate alla gestione dei comportamenti disfunzionali, intervento che può essere proposto anche per gli insegnanti. Nei casi più gravi o per fallimento della terapia psicologica, si può consigliare l'uso di psicofarmaci per contenere l'aggressività, sotto supervisione del neuropsichiatra.

Alcuni consigli di seguito:



Bibliografia
https://www.ieled.it/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.apc.it/disturbi/disturbi-eta-evolutiva/oppositivo-provocatorio/disturbo-oppositivo-provocatorio-descrizione-e-terapia/
https://studicognitivi.it/disturbo/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.ospedalebambinogesu.it/disturbo-oppositivo-provocatorio-80084/
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/pediatria/disturbi-mentali-nei-bambini-e-negli-adolescenti/disturbo-oppositivo-provocatorio
https://www.stateofmind.it/tag/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.centromedicoriabilitativo.it/blog/2021/02/disturbo-oppositivo-provocatorio/