Di Ugo su Venerdì, 02 Aprile 2021
Categoria: DSA-BES

Un racconto autobiografico sulla dislessia

Genitori, insegnanti e ragazzi, tutti dovrebbero leggere il libro "Demone Bianco" di Giacomo Cutrera.

L'autore, all'età di 19 anni, ha raccontato in prima persona le sue disavventure scolastiche ed emotive causate da una diagnosi di dislessia cercata e arrivata tardi. La scrittura è semplice e diretta: l'intento dell'autore è di sensibilizzare tutta la popolazione in merito ai DSA, a cosa significhi andare a scuola avendo una difficoltà non riconosciuta né dai professori né dai genitori.

Giacomo, infatti, durante la Scuola Secondaria di Primo Grado si era accorto di impiegare quasi il doppio del tempo per terminare i compiti a casa rispetto ai compagni, a discapito del tempo libero per uscire o per fare sport, e non riusciva mai a finire le verifiche a scuola per mancanza di tempo. Successivamente, si era reso conto che il suo problema era un'estrema lentezza e difficoltà nella lettura che gli ostacolava lo studio e lo svolgimento dei compiti: era lento a leggere i libri per studiare storia, geografia, scienze ma anche, semplicemente, a leggere la consegna di un esercizio di inglese, di matematica e delle altre materie. Tutto questo influenzava, di conseguenza, il tempo per studiare, per svolgere una verifica ed anche i voti in pagella.

Nonostante avesse cercato di spiegare le sue difficoltà ai genitori e ai professori, nessuno aveva mai preso seriamente quanto diceva e, al contrario, gli veniva detto che doveva studiare di più e che era un "lazzarone", dato che la prima metà delle verifiche riusciva a farle correttamente ma, poi, non le terminava. Giacomo si sentiva preso in giro: come poteva studiare ancora di più e riuscire a svolgere la seconda metà delle verifiche con sempre lo stesso tempo a disposizione?

In seguito, aveva deciso di mettere in atto degli stratagemmi, ad esempio evitava di leggere la consegna e svolgeva solo gli esercizi che valevano un punteggio più alto: i miglioramenti arrivarono e i voti erano anche più alti della sufficienza. Gli insegnanti però, convinti della teoria del "lazzarone", avevano dimostrato a Giacomo che, studiando di più, riusciva a migliorare. L'autore, esausto dell'ennesima incomprensione, decise di azzerare ogni sentimento e reazione emotiva per evitare di sentirsi ferito ed incompreso altre volte.

Per Giacomo, la scuola era diventata un incubo finché i genitori non decisero di portarlo da una psicologa proprio subito prima dell'inizio della Scuola Superiore di Secondo Grado. Arrivata la diagnosi di dislessia, la madre riconobbe che il figlio aveva sempre saputo di avere difficoltà nella lettura ma, finalmente, anche loro come genitori e i suoi futuri insegnanti lo avrebbero saputo, capito ed aiutato.

Da quel momento, la sua vita è cambiata in meglio, nonostante avesse avuto difficoltà con alcuni nuovi insegnanti i quali non conoscevano a fondo le implicazioni della dislessia. Giacomo ha quindi deciso di farsi portavoce di tutti i bambini e ragazzi con DSA, sensibilizzando scuole, insegnanti e tutta la popolazione sull'esistenza di questi disturbi per evitare che altri bambini subissero ingiustizie ed incomprensioni. Ha dunque dato vita al Gruppo Giovani dell'Associazione Italiana della Dislessia (AID), ha partecipato a molte conferenze e seminari nazionali con tema DSA e, con il passare degli anni, si è laureato in Ingegneria Informatica ed è diventato membro del Consiglio Direttivo Nazionale AID.

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