È stata avviata un'iniziativa, chiamata Baltimore edtech startup, la quale si è posta come obiettivo quello di fare uso della virtual reality (VR) all'interno della scuola, sia primaria sia secondaria, in modo da integrare l'esperienza virtuale in 3D con le lezioni in classe spiegate dagli insegnanti: gli studenti possono essere spettatori attivi di ciò che viene esposto oralmente dal docente, dal momento che, grazie all'ambientazione 3D posta di fronte ai loro occhi, sono maggiormente in grado di concentrare tutta la loro attenzione in quello che vedono e sentono. Attraverso la realtà virtuale il cervello viene indotto a pensare di trovarsi immerso in una determinata situazione, coinvolgendo i diversi sensi della persona e garantendo un apprendimento più efficace e duraturo. L'esperienza della VR, inoltre, può rivelarsi funzionale anche per quei bambini e ragazzi che presentano maggiori difficoltà a prestare attenzione durante le lezioni e a ricordarsi le varie informazioni fornite dai docenti e dai libri: il modo di apprendere risulta infatti più coinvolgente e comprensibile per tutti.
Ma quali sono gli strumenti necessari per portare la realtà virtuale in classe? Senza dubbio gli elementi più importanti sono un Oculus rift, ovvero un visore che viene posto sugli occhi e che copre interamente il campo visivo di chi lo indossa, e un computer portatile. Se inizialmente l'Oculus rift risultava molto costoso, negli ultimi anni la possibilità di fare l'esperienza in una realtà virtuale è diventata molto più economica, aspetto che ha spinto i fondatori della Baltimore edtech startup ad avviare questa iniziativa.
Le persone che possono avere maggiori difficoltà ad adattarsi a questo nuovo metodo di insegnamento possono essere i docenti: Henry Blue, co-fondatore della Baltimore edtech startup insieme a Win Smith, afferma che il loro scopo è stato anche quello di sviluppare un nuovo, ingegnoso metodo che permetta agli insegnanti di usufruire di un diverso strumento educativo. Per questo motivo sarebbe necessario coinvolgere non solo i bambini e i ragazzi, ma anche i docenti, e il modo più semplice è quello di far loro indossare il visore e trasportarli in una realtà 3D.
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