Gli stili cognitivi
Gli stili cognitivi si riferiscono alle diverse modalità adottate dal cervello per elaborare le nuove informazioni: si fondando su predisposizioni di base, ma possono essere modificati dalle circostanze ambientali e dal tipo di educazione ricevuta. Diversi studi hanno tentato di trovare i correlati neurofisiologici dei vari stili cognitivi: per esempio nel 1973 Cohen e i suoi colleghi hanno identificato una relazione significativa tra la lateralizzazione del cervello, ovvero il processo di espressione della dominanza emisferica, e la campo dipendenza/indipendenza: dai risultati ottenuti emergerebbe un maggior coinvolgimento dell'emisfero destro nella campo dipendenza e dell'emisfero sinistro nell'indipendenza dal campo. Un altro studio importante è quello di Sergent, condotto nel 1983: egli ha identificato che nell'ambito dello stile cognitivo analitico/globale i soggetti che presentano una superiorità dell'emisfero destro sarebbero più globali, mentre una superiorità dell'emisfero sinistro sarebbe associata a un'elaborazione analitica del materiale. Recentemente l'attenzione si è focalizzata sul ruolo degli stili cognitivi nell'ambito educativo, con l'introduzione del concetto di stili di apprendimento. Gli stili di apprendimento rappresentano le modalità preferenziali adottate dalle persone per percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni necessarie all'apprendimento. Per creare un sistema di classificazione unitario, sono stati ideati differenti modelli, tra i quali il modello di Miller, proposto nel 1987, che risulta essere il più importante. Egli ha suddiviso l'attività cognitiva in tre processi principali: la percezione, la memoria e il pensiero. Al loro interno ha identificato dei sotto-processi che possono essere interpretati come differenti stili cognitivi: si hanno lo stile cognitivo globale vs. analitico, di cui si è parlato precedentemente qui; lo stile cognitivo dipendente dal campo vs. indipendente dal campo; lo stile cognitivo verbale vs. visivo; lo stile cognitivo divergente vs. convergente; lo stile cognitivo sistematico vs. intuitivo, e infine, lo stile cognitivo impulsivo vs. riflessivo.
In questo articolo ci soffermeremo sugli stili cognitivo sistematico vs. intuitivo e impulsivo vs. riflessivo.
Lo stile sistematico vs intuitivo
Lo stile sistematico/intuitivo risale alle ricerche condotte nel 1956 da Bruner e dai suoi collaboratori. Essi hanno dimostrato come un compito o un problema che richiedono la scoperta di concetti vengano affrontati in modi differenti da persone diverse, secondo le modalità sistematica o intuitiva. Da una parte la persona che adotta uno stile sistematico procede a piccoli passi e considera tutte le variabili coinvolte, attribuendo molta importanza ai dettagli: ciò comporta un carico rilevante in memoria di lavoro. Dall'altra parte chi adotta uno stile intuitivo lavora su ipotesi nel tentativo di confermarle o confutarle: è richiesta una buona capacità di ricordare le informazioni momentaneamente messe da parte per creare una nuova ipotesi. Entrambe le due modalità possono portare il solutore a conclusioni soddisfacenti, attraverso percorsi differenti. Chi adotta lo stile intuitivo può essere molto rapido nella risoluzione se si formula subito l'ipotesi corretta; quello sistematico, invece, risulta più lento, ma dovrebbe portare a una soluzione sicura. In ambito educativo, sarebbe utile e opportuno, oltre a rilevare la preferenza per uno dei due stili da parte di uno studente, insegnare a riconoscere le peculiarità degli stili e a far scoprire quando può essere utile utilizzare l'uno o l'altro. Un compito che viene utilizzato per distinguere le persone sistematiche da quelle intuitive è una sorta di "Master Mind", un gioco in cui si deve indovinare una configurazione di cinque colori disposti nella forma corretta. Bisogna capire quale figura geometrica ha in mente la persona: si possono scegliere delle figure di esempio e, sulla base delle risposte che l'interlocutore dà alle scelte, si può arrivare a comprendere qual era il modello pensato.
Lo stile impulsivo vs riflessivo
Lo stile impulsivo/riflessivo venne identificato da Kagan nel 1965 e fa riferimento al tempo richiesto per prendere una decisione in condizioni di incertezza o insicurezza. La persona impulsiva ha una maggiore tendenza a fornire risposte precipitose e non ottimali; risulta poco accurata e considera un minor numero di alternative utili per avere una gamma di risposte più ampia. La persona riflessiva spende più tempo a ragionare sugli elementi di un problema, è più lenta nelle decisioni e risponde più cautamente rispetto ai primi. La polarità riflessiva è chiaramente più adattiva di quella impulsiva. Quest'ultima sembra legata alla sfera della personalità; generalmente chi presenta alti livelli di ansia giunge a fornire una risposta prematura e immediata, solo per il bisogno di finire in fretta il compito; oppure chi ha difficoltà a inibire la risposta tende a rispondere subito, senza riflettere o ragionare. Nei bambini le differenze principali si possono rilevare nella loro preoccupazione rispetto all'errore: i bambini più riflessivi, per non sbagliare, impiegano più tempo a considerare le varie alternative del compito. I bambini impulsivi, invece, impiegano molto meno tempo e spesso risultano maggiormente impazienti, ansiosi e carenti di fiducia in loro stessi. Lo strumento utilizzato per misurare questo stile cognitivo è il Matching Familiar Figure Test, dove viene chiesto al solutore di scoprire l'esatta copia di una figura target tra sei o più alternative.
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