Questo fenomeno si presenta con le caratteristiche tipiche del bullismo, quindi con comportamenti vessatori e approfittatori delle vittime o di gruppi ritenuti più deboli, ma ciò che cambia è la portata del messaggio. Prima della diffusione nel mondo virtuale, gli eventi erano circoscritti agli ambienti in cui avvenivano, nella rete invece vi sono milioni di occhi sconosciuti come potenziali spettatori; inoltre (non sottovalutiamo quest'aspetto) il bullo ha la possibilità di muoversi in anonimato.
Esistono due forme di cyberbullismo:
- e-bullying diretto, che consiste nell'uso di internet per inviare messaggi minacciosi alla vittima. Alcuni esempi sono: la denigrazione, il cyberstalking, quando la molestia è particolarmente insistente, la cyberpersecuzione, molestie ripetute volte a incutere timore e il cosiddetto flaming, cioè l'invio di messaggi volgari e violenti.
- e-bullying indiretto, la forma più diffusa, che consiste invece nel diffondere messaggi dannosi o calunnie sul conto della vittima. Per esempio: l'outing, la diffusione di immagini o segreti della vittima, l'esclusione da una chat o da un gruppo, la divulgazione di filmati, immagini, informazioni imbarazzanti e l'impersonation, attraverso la quale il bullo invia messaggi o pubblica dati "spacciandosi" per quella persona. Una forma molto diffusa è anche il sexting, che consiste fondamentalmente nello scambio di messaggi, foto e video a sfondo sessuale. I contenuti, anche se inviati a una singola persona o a una stretta cerchia di persone, spesso si diffondono in modo incontrollato.
Ma quali sono i rischi?
Secondo uno studio condotto dal Telefono Azzurro, i bulli possono presentare un calo nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della condotta. Le vittime possono manifestare il disagio attraverso sintomi fisici o psicologici. Nel tempo mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, difficoltà relazionali, fino a manifestare veri e propri disturbi psicologici, tra cui ansia, depressione e tentativi o veri e propri suicidi. Negli osservatori, infine, il continuo assistere ad episodi di violenza può rafforzare una logica di indifferenza e di scarsa empatia, portandoli a sminuire il problema.