Psicologia e Apprendimento

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Ciuccio e biberon…Quando sono utili e quando possono diventare dannosi

Le così dette "abitudini orali" sono di diverso tipo e si possono differenziare tra sane e dannose. Tra le sane c'è una buona igiene, così come una sana alimentazione; tra le dannose ci sono invece tutte quelle parafunzioni che attuiamo con la nostra bocca e che, se si protraggono nel tempo e per molte volte nell'arco della giornata, possono determinare uno squilibrio della muscolatura e numerose altre conseguenze.
Tra le più famose ci sono di sicuro il succhiamento del dito, l'uso del ciuccio e del biberon.
Le motivazioni correlate per esempio all'utilizzo del ciuccio sono differenti, si parla di una funzione pratica (che è tranquillizzare il bambino) e di una funzione simbolica per i genitori stessi, che sentono così di calmare il loro bambino, alleviarne il dolore e ridurne l'ansia.
Tutti i giorni la pubblicità in tv o nelle riviste sponsorizza prodotti per neonati esteticamente bellissimi e le indicazioni che possono esserci scritte sopra portano i genitori ad acquistare ciucci dai colori sgargianti, con questa o quella forma, biberon con diversi beccucci e disegni e così via. Inoltre, ciuccio e biberon sono spesso usati da generazioni e questo, per i neogenitori, avvalla il fatto che si possa continuare a proporli anche a lungo nel tempo al proprio figlio.
Purtroppo quello che dobbiamo ricordarci è che esiste una variabilità individuale anche tra noi e i nostri figli, che sono influenzati dal patrimonio genetico di due genitori e vivono in un ambiente che, volente o nolente, è diverso da quello in cui siamo cresciuti noi, che lo stesso "strumento" che ha in bocca è differente e quindi ne influenzerà la crescita in modo diverso dal nostro.
Il ciuccio "tranquillizza" i bambini, li rilassa proprio perché soddisfa il loro bisogno di suzione avendo una funzione di "pacifier". Stupirà però sapere che un neonato non ha bisogno di utilizzare il ciuccio neanche un giorno nella sua vita, è uno strumento che se necessario potrà apportare benefici, ma solo se utilizzato con criterio e nel rispetto delle tappe di sviluppo del bambino.
Il ciuccio ha una funzione emotiva nel momento in cui è utilizzato ad esempio nell'addormentamento o quando il seno non è fisicamente disponibile, così che sarà consolato e avrà risposta alle sue necessità anche in assenza della mamma; inoltre può agevolare durante i voli in aereo perché la deglutizione indotta aiuta a compensare le differenze pressorie. È però l'utilizzo esagerato e scorretto del ciuccio ad avere numerose controindicazioni, soprattutto se andiamo oltre i 18/24 mesi di vita. Pensiamo…proprio perché soddisfa il bisogno naturale di suzione del bebè, questo tenderà a richiedere meno il seno della mamma e di conseguenza la madre stessa produrrà meno latte; di qui si arriverà all'introduzione del latte artificiale tramite biberon e a un'ulteriore riduzione della richiesta...si instaura quindi un circolo vizioso. L'uso del ciuccio aumenta anche il rischio di otiti medie, perché la tettarella porta la lingua a stare in basso nella bocca del neonato causando una peggiore ventilazione dell'orecchio.
Ugualmente per il biberon siamo stati portati a pensare che ci sia un passaggio diretto tra il seno materno e il suo utilizzo, prima di arrivare al bicchiere. La verità è che questo passaggio non è affatto necessario, nel momento in cui il bebè ha le competenze neurologiche e anatomiche idonee per il suo utilizzo, e lui stesso ce lo farà capire all'incirca intorno ai 6 mesi, possiamo utilizzare il bicchiere più idoneo al nostro bambino per il divezzamento.
Osserviamo certo alcune piccole indicazioni: ci deve essere la presa del bicchiere dal parte del bambino, quindi lo strumento dovrà essere agevole da maneggiare per lui, il labbro inferiore si deve sollevare e spostare verso l'esterno della tazza per stabilizzare la struttura, la lingua rimane dentro e non fuoriesce come nella suzione, non c'è iperestensione del capo ma è il bicchiere che si reclina (con qualche iniziale pasticcio, ma quello è tutta esperienza che il nostro stesso bambino ha bisogno di fare!).
Il biberon, nonostante le differenze tra una tettarella e l'altra, di fatto impedisce al neonato di gestire il flusso di latte che diversamente è lui a controllare "spremendo" il seno materno, richiede un minor sforzo della muscolatura masticatoria e quindi porta a un minor allenamento di questa, aumentando l'attività di altri muscoli, accresce il rischio di otiti e di una respirazione orale nel bambino, oltre che aumentare il rischio di obesità infantile.
Se sarà necessario l'utilizzo del biberon da subito, allora quello che possiamo fare è una massima attenzione alle tettarelle, chiedendo sempre il consiglio dell'esperto in merito al nostro bambino e alle sue competenze orofacciali. Considereremo quindi il materiale di cui è fatta la tettarella, il foro, la flessibilità, la sua forma e come si posiziona all'interno della bocca.
Per quel che riguarda il succhiamento del dito, questo può avere origini emotive così come essere un comportamento appreso o il primario soddisfacimento di un bisogno fisiologico che si è poi mantenuto.
Le conseguenze del mantenimento di tutte queste abitudini così dette "di suzione" sono in primo luogo uno sbagliato "modellamento" della struttura ossea e muscolare facciale che può portare a malocclusioni e difficoltà di linguaggio (una produzione scorretta di alcuni suoni), la respirazione orale con aumentata probabilità di infezioni alle vie aeree superiori, alterazioni nella masticazione e deglutizione e perfino un'incidenza sullo sviluppo cognitivo-attentivo, se pensiamo a quanto poi la respirazione sia alla base stessa della nostra vita.
Se è presente una di queste abitudini e non sapete come eliminarla, il consiglio è rivolgervi a un esperto di motricità orofacciale, che possa valutare il vostro bimbo e seguirvi nel processo di eliminazione dell'abitudine viziata e quindi nella correzione delle problematiche connesse con questa. Per ogni dubbio è sempre utile chiedere una consulenza a un esperto in materia, che sia ostetrica esperta in allattamento, logopedista o pediatra...vi saprà indicare e indirizzare nel modo più giusto per il vostro bebè, pensando che ogni neonato è diverso e potrebbe avere quindi bisogni differenti.

Dott.ssa Alessia Arnaldi, logopedista

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